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La popolarità del culto in onore di Sant’Oronzo e degli altri due patroni San Giusto e San Fortunato, giunta sino ad esaltanti manifestazioni soprattutto nel secolo XVII, costituisce motivo di grande attenzione e di numerosi approfondimenti da parte degli storici. Attribuendola, a volte, a motivazioni di ricerca di vantaggioso prestigio dell’autorità episcopale o della diocesi rispetto alle altre.

 

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Come per il Grande Giubileo del Duemila e per il più recente Giubileo della Misericordia, anche in occasione del nostro Giubileo Oronziano, indetto lo scorso 26 agosto in occasione del bimillenario della nascita di Sant’Oronzo, fissato dalla tradizione il 22 d.C., è previsto un calendario di celebrazioni giubilari per le diverse categorie di fedeli.

 

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Insieme alle aggregazioni laicali e ai movimenti presenti in diocesi, giovedì 30 settembre, i catechisti della diocesi celebreranno il Giubileo che ricorda i duemila anni dalla nascita del nostro patrono e protettore Sant’Oronzo.

 

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Una delle caratteristiche emergenti nell’intensa riproposta del culto di Sant’Oronzo nel 1656, dopo la preservazione della città di Lecce dalla peste, è la trama, anzi la concatenazione di fattiva partecipazione tra potere civile ed autorità ecclesiastica.

 

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Nel 1669 il vescovo Luigi Pappacoda presentò un “Libello” alla Sacra Congregazione dei riti, per ottenere il riconoscimento ufficiale del culto verso i tre Santi Oronzo, Giusto e Fortunato.

 

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Una completa indagine sulla figura del patrono del Salento e, più in generale, sul suo culto, non può non tener conto, a nostro parere, del "fattore Napoli".

 

 

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