Nella nostra rubrica avevamo già esplorato a fondo diverse fonti della letteratura oronziana come i DIPLOMI di Tancredi e Ladislao, le CRONACHE di Antonello Coniger, l’APOLOGIA PARADOSSICA di Jacopo Antonio Ferrari con le relative PROBLEMATICHE di lettura ed il racconto agiografico contenuto nelle OPERE SPIRITUALI di Paolo Regio.
L’etimologia del nome Oronzo è incerta. Potrebbe significare “risorto” oppure “veloce, agile”.
Nel sec. XVI, dopo la Controriforma, il costo delle medagliette devozionali divenne accessibile a molti e questo portò un notevole sviluppo della produzione artigianale delle stesse. Oltre ad essere indossate, iniziarono ad essere accorpate alle corone dei rosari determinando e fissando i rapporti tra pratiche devozionali, confraternite e santuari.
Anche il movimento culturale “Valori e Rinnovamento” presieduto da Wojtek Pankiewicz, condivide la proposta dell’arcivescovo Michele Seccia di collocare, una volta terminati i lavori di restauro, l’antica statua di Sant’Oronzo nel Sedile della piazza simbolo della città dedicata al patrono.
Maestoso, imponente, meraviglioso. È con grande commozione che ammiriamo la celebre statua di Sant’Oronzo, ospitata nell’androne di Palazzo Carafa, ora che le fatiche della restauratrice Elisabetta Palmiero (LEGGI QUI) e dei suoi collaboratori possono dirsi pressoché concluse per la facciata anteriore.
Ha destato un certo interesse, fra i cultori di studi oronziani, il trasporto a Lecce della statua argentea ostunese di Sant’Oronzo, destinata ad essere sottoposta ad un intervento di recupero (LEGGI QUI).