È abbastanza noto che il museo, nella seconda metà del secolo XIX, diventa il luogo di rappresentanza della borghesia, “luogo di mistiche contemplazioni, paradiso estetico”.
Occuparsi di comunicazione è un privilegio, basta rileggere il titolo scelto dal Santo Padre per la Giornata delle comunicazioni sociali, per accorgersene: “Perché tu possa raccontare, fissare nella memoria” La storia si fa vita.
Nei giorni in cui celebriamo la Memoria, è giusto e forse doveroso riflettere sull’essenza stessa della memoria, spesso ridotta a folclore o a polveroso repertorio di vecchie storielle o a comodo paraocchi per non vedere le turbolenze della quotidianità.
Una piccola riflessione. In molti paesi c'è una crescente sfiducia nei confronti dei media in un momento in cui i social network vengono consacrati e i giornalisti sono tagliati fuori.
Neanche i ministri ordinati sono esenti dalle “passioni” e dalle “tentazioni”, benché siano qualificati dalla “lex orandi” come “peccatori fiduciosi” e “servi premurosi”.
Fare memoria delle vittime del terrorismo e della mafia - a volte di entrambi, per oscuri intrecci su cui non è ancora stata fatta luce fino in fondo - non è mai un esercizio rituale.