Mentre #restiamoacasa, una preghiera corale s’innalza in questi giorni a Dio dal cuore della gente, di tanta gente. Preghiere con antiche formule e spontanee, recitate con l’innocente semplicità dei bambini e la maturità degli anziani, custodite nell’intimo dei singoli o proposte nelle tantissime liturgie in onda sulle reti televisive e i social.
Ieri sera, all’imbrunire, in una Piazza San Pietro deserta (QUI IMMAGINI DIETRO LE QUINTE) è risuonata la voce del Papa, scrosciante e grave proprio come quell’incessante pioggia abbattutasi sulla Città eterna.
Viviamo i giorni in cui siamo chiamati al #iorestoacasa, e per tutti noi c’è il ridimensionamento di molte attività che ritenevamo essenziali, improcrastinabili.
Nella "Saga del mondo piccolo" di Giovanni Guareschi, un giorno un grande alluvione portò via e sommerse anche il paesino di Peppone e don Camillo.
Vogliamo uscire e andare al lavoro desideriamo fortemente che i figli possano tornare a scuola e continuare a costruire il futuro che sembra essersi interrotto ormai da troppi giorni.
Come stiamo vivendo questo tempo dettato dalle restrizioni per evitare l’allargarsi del contagio? Che tempo è per le nostre famiglie?